Labidee da vedere: De Chirico a Ferrara, metafisica di comunicazione

Posted by | dicembre 10, 2015 | News | No Comments
de chirico ferrara laboratorio delle idee chiara badini

La mostra che Palazzo dei Diamanti ha organizzato in occasione del centenario dell’arrivo di de Chirico nella città estense è assolutamente da vedere.


La scelta di quadri, i parallelismi e i collegamenti con altri protagonisti dell’arte del XX secolo, Carrà, Morandi, Dalì, Ernst, Magritte fanno emergere il genio di de Chirico e la capacità delle sue tele di affascinare e influenzare tutta Europa con il mistero impenetrabile delle cose.

3 pro

  • ottimo allestimento, sale piene di quadri, cornici splendide, luci adatte, citazioni alle pareti.
  • artisti veri, non rischiate la sorpresa amara per cui l’unico quadro bello è quello stampato sulla locandina
  • bookshop. Il rapporto tempo-mostra-tempo-bookshop è quasi 1:1. Biografie di Morandi a fumetti, trival pursuit dell’arte, geniali biografie di Caravaggio e Leonardo in forma di romanzo per giovani lettori. La soluzione al dramma dei regali di Natale.

3 contro

  • sale piccole. Uno dei pochi casi dove ci sono troppi quadri da mostrare e i visitatori si accalcano e rallentano il flusso.  Parafrasando James Bradburne, oggi direttore della Pinacoteca di Brera, se c’è la coda e il flusso è a singhiozzi non è un motivo di vanto perché la mostra è un successo, è un fallimento perché gli spazi non sono stati studiati bene,
  • video nel passaggio. Un documentario sulla vita di de Chirico a metà percorso non l’ho trovato molto sensato, forse era meglio all’inizio o alla fine, ma in una stanza mignon con una decina di sedute, una ventina di persone in piedi, passeggini, piumini e coppiette rendono quel passaggio più angosciante della salita di Orfeo dagli inferi.
  • avanguardia e metafisica sulle tele ma non nella comunicazione. Non si possono fare foto. Nell’era di Instagram, dell’apriamo le porte ai giovani ancora mettiamo un cerbero guarda sala che ringhia a chi estrae lo smartphone? Ovviamente @palazzodiamanti ha messo like alla foto.

Pannelli di testo alle pareti: qualche riflessione

de chirico ferrara laboratorio delle idee chiara badini

Tralasciando la scelta opinabile di mettere le teche con i carteggi sotto i pannelli di testo alle pareti – creando un imbuto  informe di persone piegate, protese e in attesa del loro turno – è la natura dei pannelli che mi ha fatto riflettere.

È quel tipo di testo che, se fosse in qualunque altro posto, in una rivista, una pagina web o una brochure, sarebbe liquidata da chiunque come illeggibile.

Ci insegnano ad alleggerire il testo, a formattarlo per facilitare la lettura: titoli, titoletti, paragrafi, grassetti, tutto per permettere ai lettori di scannerizzare le righe e decidere dove fermare lo sguardo.

Nella corsa all’economia del tempo dei lettori, i video, testi e concetti sono sempre più brevi ma i pannelli dei musei restano immobili come sfingi immuni al tempo e alla rivoluzione.

Sì, ma chi va in un museo, visita una mostra è diverso, adora stare fermo cinque minuti con il cappotto in mano a sforzare la vista per non perdere il filo di un mega paragrafo di 60 righe.

Facciamo sondaggio

Mi piacerebbe mettermi fuori dalla mostra di de Chirico e chiedere alle persone che escono: “avete letto i pannelli?” Ovviamente mi diranno di sì e allora chiederei “mi saprebbe dire tre cose che c’erano scritte?
A quel punto sono certa che balbetterebbero “no, beh, li ho letti giusto per avere un’idea della sala, non mi ricordo esattamente i dettagli”, imbarazzati come ai tempi delle interrogazioni a sorpresa.

Se i visitatori non si ricordano quello che hanno letto, non è un problema dei visitatori, è un problema del museo. Meno informazioni e più leggibili.

Mi si potrebbe obiettare che assecondando questa tendenza alla fretta, alla scrematura, alla superficialità scriveremo sempre meno testo, generando e cadendo vittima di un circolo vizioso: chi trasmetterà cultura, se gli stessi enti culturali si tramutano in adolescenti monosillabici? Vero ma falso. Non sto favorendo un progressivo mutismo ma al contrario

una strategia omnichannel per la cultura. In cosa è diverso un cliente che cerca un prodotto da un visitatore che cerca cultura?

Perché i primi sono coccolati, assecondati, rincorsi e i secondi subiscono ancora le icone adesive del microfoni che indicano la traccia dell’audioguida?

Serve una riflessione su come l’innovazione tecnologica e il design dell’esperienza di vendita online e offline possano e devano essere declinati anche per le strategie culturali.

Punteggio: 7+  Da vedere ma non in orari di punta!

Info

De Chirico a Ferrara – Metafisica e avanguardie

Fino al 28 febbraio 2016
Palazzo dei Diamanti
Corso Ercole I d’Este 21,
44121 Ferrara
tel +39 0532 244949