Laboratorio delle Idee a EXPO 2015

Posted by | ottobre 28, 2015 | News | No Comments
Albero della Vita

A ridosso della sua chiusura (siamo certi, trionfale), in agenzia abbiamo indetto una riunione straordinaria e urgentissima per decidere il da farsi su EXPO.  Da troppo rimandavamo, tutti presi da priorità che finivano sempre con l’avere la meglio su ogni timido tentativo di prenotare un’alta velocità verso Milano. A volte però l’unico modo per fare qualcosa è –incredibile ma vero- farla e così, combinando cinque agende, abbiamo cerchiato di rosso un lunedì da dedicare esclusivamente alla nostra gita fuori porta. Non è pensabile, per un’agenzia che progetta eventi, perdersi la possibilità di fare le pulci a un’organizzazione altrui.

Non so voi, ma nei nostri resoconti incrociati, abbiamo ricevuto tantissime voci discordanti. Chi è rimasto impressionato partendo con aspettative molto basse, chi ha patito le eccessive presenze, chi ha riscoperto un certo orgoglio nazionale nel sentirsi ospite di un evento di cui tutto il mondo, da mesi, parla. La verità, io credo, è che un EXPO così vicino a casa è un evento eccezionale, ed è impensabile lasciarsi sfuggire l’occasione di farsi la propria idea.

Le premesse, dobbiamo dirlo, non erano delle più incoraggianti. Da settimane, i racconti di file interminabili e padiglioni straripanti di visitatori rimbalzavano di bocca in bocca, occupando siti, lamentele, racconti (forse metropolitani forse no) di falsi passeggini e improbabili invalidi salta-fila.

Scene di ordinaria follia da evento di super successo, insomma.

Armati quindi di santa pazienza e di quel tanto di spirito combattivo necessario, ci siamo messi in coda.

L'ingresso ai tornelli di EXPO

L’ingresso ai tornelli di EXPO

Voi lo sapevate che un uomo può sopravvivere tre ore in piedi, circondato da almeno un migliaio di altri esseri umani, muovendosi di circa mezzo centimetro ogni quaranta minuti? La nostra esperienza al di qua dei tornelli sembra averci (quasi) convinti che sì, di tanto in tanto può capitare.

Il Padiglione Italia

Il Padiglione Italia

Finalmente dentro, siamo andati dritti dritti al Padiglione Italia, immersi in un racconto eccezionale che ci ha lasciati completamente affascinati. Strutture leggerissime e flessuose, a cornice di un avvolgente percorso tra le meraviglie del nostro Paese, dagli straordinari paesaggi alle architetture storiche alle espressioni artistiche che l’intero mondo ci invidia, il tutto proiettato in stanze completamente rivestite da schermi e specchi.

Una vera full immersion per il visitatore!

Tutto il resto è stato un grand tour di padiglioni commentati dall’esterno, passeggiando lungo il decumano ma senza lasciarci sfuggire i sentieri meno battuti e le visite curiose (Gabon e Ghana, dobbiamo dire, deludenti, due Paesi che avrebbero molto da dire in tema di alimentazione e agricoltura e che si sono tradotti invece in una sorta di bazar d’oggettistica).

Il Padiglione Vanke, progettato dall'architetto statunitense Daniel Libeskind

Il Padiglione Vanke, progettato dall’architetto statunitense Daniel Libeskind

Particolarmente impressionanti la Russia decisamente imponente, l’irraggiungibile Brasile (anche solo fino all’ormai famosa rete elastica di accesso), gli affollatissimi Stati Uniti e un sempre amato Belgio (qui però, con Paola in ufficio, siamo decisamente di parte!).  Grandissimo rimpianto, esserci persi il Padiglione del Giappone che sembra essere stato tra i più apprezzati e che forse ci avrebbe anche regalato un po’ di utilissimo spirito zen!

La nostra Paola, orgogliosa del suo heritage belga !

La nostra Paola, orgogliosa del suo heritage belga !

In un attimo si è fatta l’ora di tornare e, come forse in tutte le escursioni, la sensazione è stata quella di non aver avuto abbastanza tempo per lasciarsi coinvolgere dai dettagli, dalle differenti atmosfere, dalle voci cosmopolite che si raccontavano da ogni angolo di mondo.

E quindi, tiriamo di nuovo fuori le agende, toccherà andare a Dubai nel 2020.